Giovedì, 28 03 2024
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Convegno CARD del 24 Novembre 2021

Il Long Covid

LA PROPOSTA ASSISTENZIALE DELLA CARD LAZIO

Il tempo necessario per riprendersi dalla infezione da SARS-CoV-2, cioè dalla malattia chiamata COVID-19, è differente da persona a persona: la maggior parte recupera completamente entro due mesi, ma alcuni disturbi (sintomi) e manifestazioni cliniche possono durare più a lungo. In questo caso si dice che le persone soffrono di Long COVID, termine inglese che viene comunemente utilizzato per indicare l’insieme dei disturbi e manifestazioni cliniche che permangono dopo l’infezione. La possibilità che i sintomi durino nel tempo non sembra essere collegata a quanto si è stati male durante l’infezione. Può anche succedere che persone che hanno avuto una forma lieve di COVID-19 possano sviluppare problemi a lungo termine. In generale, le donne al di sotto dei 60 anni di età sembrano avere il doppio delle probabilità di manifestare il Long COVID rispetto agli uomini. Oltre a questa età il livello di rischio diventa simile tra i due sessi. Inoltre, dopo la guarigione si possono sviluppare altre patologie, come sequela della malattia.

Spesso le persone guarite dalla fase acuta riferiscono una serie di sintomi persistenti che influiscono negativamente sul benessere fisico, mentale e sociale. Questi sintomi sono numerosi e interessano condizioni generali quali: il facile affaticamento, l’incapacità di concentrazione. Possono anche comparire altri specifici sintomi come i disturbi del gusto e dell’olfatto.

Il Servizio Sanitario Regionale deve quindi organizzarsi per offrire una risposta assistenziale con integrazione delle componenti professionali al fine di dare una risposta unitaria e nel contempo capace di affrontare la complessità clinica.

La Regione Lazio ha dato una prima risposta con l’introduzione di un ulteriore Pacchetto Ambulatoriale Complesso (PAC) per gestire le possibili conseguenze della malattia in pazienti già affetti da COVID-19.

Il Convegno cercherà di affrontare tutti questi aspetti e presenterà una specifica proposta di PDTA per il Long Covid.

Il PNRR e le case della comunità

Convegno 18 Giugno 2021
Videoconferenza su piattaforma on-line

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IL PIANO NAZIONALE DI RIPRESA E RESILIENZA (PNRR), RECENTEMENTE APPROVATO DAL GOVERNO, CONTIENE NUMEROSI INTERVENTI PER IL POTENZIAMENTO DELL’ASSISTENZA SANITARIA TERRITORIALE.

La Card Lazio e l’Istituto Superiore di Studi Sanitari “Giuseppe Cannarella” con questo Convegno intendono dare un concreto contributo attraverso specifiche proposte su una delle linee di attività di sviluppo e potenziamento tracciate dal Governo: le Case della Comunità intese quali strutture sociali e sanitarie di prossimità dove realizzare interventi adeguati ai nuovi bisogni di salute e realizzare ogni forma d’integrazione. Un disegno partecipato, che si basa su un’alleanza tra tutti i protagonisti della salute e del benessere dei cittadini di una determinata comunità, per garantire pari dignità a tutte le persone. Quindi la “Casa della Comunità”, gestita dal Distretto, diviene la naturale evoluzione della Casa della Salute.

Il PNRR ha previsto l’istituzione entro il 2026 sull’intero territorio nazionale di oltre 1200 Case della Comunità con l’obiettivo di prendere in carico 8 milioni di pazienti cronici monopatologici e 5 milioni pluripatologici. In proporzione nel Lazio ne saranno realizzate circa 120, con almeno 2 per ogni Distretto.

Finora nella nostra Regione sono state attivate 22 Case della Salute, un numero esiguo rispetto anche alla programmazione regionale che ne prevedeva almeno una per ogni Distretto. Questo impulso dato dal PNRR porterà ad avere un numero cospicuo di strutture territoriali capaci di rispondere meglio alle esigenze assistenziali della popolazione.

Il Convegno proporrà specifici progetti operativi realizzati da gruppi integrati di operatori della sanità territoriale che costituirà la base della proposta organizzativa che la Card avanzerà alla Regione Lazio.

Questi progetti verteranno su approfondimenti tecnico- scientifici proponendo ipotesi organizzative per permettere una più concreta partecipazione delle Comunità coinvolte.

Nella relazione introduttiva, a cura del CTS della Card Lazio che è stato istituito di recente e che si compone di autorevoli rappresentanti delle Università regionali, verrà presentato uno studio sulle principali esperienze nazionali e internazionali realizzate nei Community Health Center.

Attività motoria e salute nell'anziano: il ruolo del distretto tra sostenibilità sociale

Convegno 13 Giugno 2019
Polo Didattico
(Piazza Oderico da Pordenone, 3)

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La popolazione anziana rappresenta oggi un’emergenza in ambito programmatorio soprattutto in relazione alla gestione della cronicità.

La sfida è rappresentata dal contrasto sostenibile a questo scenario attraverso misure di prevenzione della conseguente perdita in autonomia personale in relazione non solo alla presenza di patologie singole o in comorbidità., ma anche in relazione agli stili di vita praticati, tra cui la sedentarietà. La sedentarietà cresce infatti all’aumentare dell’età ed è più diffusa nelle persone con basso livello d’istruzione e con maggiori difficoltà economiche, senza differenze significative tra uomini e donne.

L’attività fisica è uno strumento prioritario e fondamentale per la prevenzione delle malattie e appare oggi come una vera e propria “Biotecnologia per la Salute”. Le potenzialità benefiche del “movimento”, inteso come “super-farmaco” o meglio ancora come “super-profilassi”, devono essere prese in considerazione nelle principali strategie di prevenzione in quanto correlate all’elevatissimo impatto sociosanitario ed economico che, al contrario, lo stile di vita sedentario determina. L’attività fisica praticata regolarmente inoltre svolge un ruolo di primaria importanza nella prevenzione di malattie cardiovascolari, diabete, ipertensione e obesità. Riconoscendo il ruolo fondamentale dell’attività fisica come fattore protettivo nei confronti delle principali malattie croniche, infatti, gli stati membri dell’OMS hanno concordato nel 2013 l’obiettivo di ridurre di almeno il 10% la prevalenza di insufficiente attività fisica entro il 2025, come una tra le nove strategie per migliorare prevenzione e terapia delle malattie non trasmissibili.

In questa prospettiva, gli interventi legati all’attività motoria divengono importantissimi strumenti per la prevenzione, anche alla luce delle Linee di Indirizzo sull’Attivi- tà Fisica emesse nel marzo 2019 dal Ministero della Salute. L’aumento della popolazione anziana e del rischio di un correlato aumento di dipendenza impone la promozione di interventi di sanità pubblica mirati alla diffusione dell’attività fisica anche in questa fascia d’età. Promuovere l’attività fisica rappresenta pertanto un’azione di sanità pubblica prioritaria, ormai inserita nei piani e nella programmazione sanitaria in tutto il mondo, attraverso l’applicazione di strategie intersettoriali, cercando di intervenire sugli aspetti ambientali, sociali ed economici che influenzano l’adozione di uno stile di vita attivo ormai inserita nei piani e nella programmazione sanitaria in tutto il mondo.

Il Convegno si pone gli obiettivi di affrontare questi temi e di proporre soluzioni operative e organizzative affinché l’integrazione fra servizi sociali e sanitari possa concorrere a far nascere negli anziani una migliore consapevolezza che l’attività motoria è elemento determinante per la salute.

La malattia renale cronica

Convegno 4 Dicembre 2019
Polo didattico
Piazza Oderico Da Pordenone, 3

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La Malattia Renale Cronica (MRC) è definita come “una condizione di alterata funzione renale che persiste per più di 3 mesi” ed è universalmente classificata sulla base del filtrato glomerulare stimato (cVFG) in 5 stadi di crescente gravità. L’incrocio di questo dato con l’albuminuria graduata su tre livelli consente una migliore stima del rischio.

Nel “Documento di indirizzo per la malattia renale cronica”, adottato dalla Conferenza Permanente Stato Regioni nel 2014, la MRC viene definita “un problema di salute pubblica su scala mondiale in considerazione della diffusione della patologia e della prevalenza crescente nella popolazione generale”.

Risulta quindi fondamentale la realizzazione di un percorso diagnostico terapeutico assistenziale del paziente con malattia renale cronica allo scopo di ottimizzare l’assistenza attraverso l’approccio “assistenziale” con requisiti e caratteristiche omogenei a livello regionale e con lo specifico obiettivo del miglioramento della salute e della qualità delle cure.

Svolge in questo contesto un ruolo strategico la prevenzione primaria che si rivolge a tutta la popolazione ponendo in essere, attraverso tutti i mezzi d’informazione ed educazione disponibili, i migliori suggerimenti sugli stili di comportamento in termini di alimentazione, controllo del peso corporeo, attività fisica regolare congrua con l’età, astensione dal fumo attivo e passivo.

I MMG/PLS sono attori fondamentali nel riconoscimento precoce della MRC e nell’avvio di uno screening sistematico di particolari categorie a rischio.

Il Convegno affronterà tutti questi aspetti e proporrà specifiche proposte.

Stato dell'arte della rete assistenziale del dolore cronico non oncologico nel Lazio

Convegno 7 Dicembre 2018
Polo Didattico
(Piazza Oderico da Pordenone, 3)

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La legge 38/2010 “Disposizioni per garantire l’accesso alla rete delle cure palliative e alla terapia del dolore” ha rappresentato per il nostro Paese una punta di eccellenza. La Regione Lazio ha recepito immediatamente la legge con due Decreti del Commissario ad Acta: il DCA 83/10 che ha fornito il modello progettuale per la costituzione della rete assistenziale integrata ospedale-territorio per la cura del dolore cronico non oncologico e il DCA 84/10 che disegnato il modello progettuale per la costituzione della rete delle cure palliative.

La rete per il dolore cronico prevede specificatamente tre diversi livelli articolati nelle funzioni di Hub, Spoke e AFT; la struttura di accesso alla rete è collocata a livello territoriale, e si appoggia ai Punti Unici di Accesso distrettuali. La rete deve garantire la prossimità delle cure, funzioni specialistiche multidisciplinari (tramite gli Spokes) e funzioni diagnostiche e terapeutiche ad elevato contenuto tecnologico per forme rare e complesse (Centri Hub). I livelli territoriale e ospedaliero svolgono attività di diagnosi e cura secondo linee guida e protocolli condivisi, assicurando la presa in carico e la totalità del percorso diagnostico-terapeutico nei casi per i quali è possibile fornire le prestazioni richieste. I pazienti conferiscono ai centri Hub nei casi rari e complessi in cui gli interventi necessari siano caratterizzati da ricorso a tecnologie sofisticate ed alta specializzazione.

Purtroppo l’applicazione della Legge non è ancora omogenea sul territorio nazionale; anche nella Regione Lazio, nonostante la legge sia stata prontamente recepita, la rete assistenziale e organizzativa è ancora insufficiente. Ancor più critica è la terapia del dolore riferita al paziente pediatrico laddove la mancanza di informazioni epidemiologiche aggiornate sul dolore del bambino e ritardi di ordine culturale, professionale e organizzativo hanno influito negativamente sullo stato dell’arte della terapia del dolore pediatrico. A oggi solo in quattro ospedali pediatrici italiani è previsto un ambulatorio di terapia antalgica.

Non di minore rilevanza sono gli aspetti legati all’appropriato trattamento del dolore legati in taluni casi all’abuso di oppioidi maggiori, spesso anche dove questa tipologia di farmaci, secondo le linee guida, non sono indicati, provocando fenomeni di dipendenza; in altri casi si assiste al sottoutilizzo dei farmaci analgesici oppioidi orali e transdermici, nonostante la L.38 ne abbia liberalizzato la prescrizione, possibile su ricettario SSR.

Tutto ciò non può che ripercuotersi sulla qualità di vita delle persone.

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Distretti Sanitari Laziali

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